di Massimiliano Renaud
- Buongiorno Dottor De Bernardis Lucio Maria Terzo, il signor Di Nervi la sta aspettando nel suo studio
- Nel mio studio? La sala d’attesa non era di suo gusto?
- Ho provato a trattenerlo ma mi ha minacciata con un tirapugni
- Bene, vedo che abbiamo fatto passi avanti, l’ultima volta aveva un serramanico
- Si, mi ricordo bene dottore, me lo ha puntato alla gola per sapere dov’è il bagno
- Bene, visto che abbiamo fatto passi avanti posso anche farlo aspettare qualche minuto, esco un attimo a scegliere il colore delle piastrelle del bagno
- Ma, dottore, è appena arrivato e va già via?
- Per forza, le mattonelle le avrei ordinate online ma ho l’ufficio occupato!
- Dottore de Bernardis Lucio Maria Terzo, ma io ho paura del signor Di Nervi
- E direi giustamente, è un pazzo fuori controllo. Senta, faccia così, lo chiuda a chiave nel mio ufficio, io torno fra un quarto d’ora al massimo, vedrà che non se ne accorgerà nemmeno
Settantotto minuti più tardi
- Orietta! Orietta!
- Sono qui!
- Qui dove, Orietta, non la vedo!
- Sono chiusa in bagno!
- E perché mai?
- Il signore Di Nervi ha tentato di sfondare la porta, sono terrorizzata
- Va bene, ci penso io, lei esca pure da quel bagno, se arriva qualche telefonata non pretenderà che risponda io
- Certo che no, dottore, ma uscirò soltanto quando sarà entrato nel suo studio
Due giri di serratura più tardi
- Buongiorno signor Di Nervi
- Buongiorno un cazzo
- Non si ricorda il mio nome? Se lo legga sul braccio, l’ultima volta che ci siamo visti se l’è inciso con un tagliacarte, dovrebbe riuscire a leggere le cicatrici
- Ha ragione, mi faccia vedere. Il suo nome è Dottor De Bernardis Lucio Maria, ma non riesco a leggere bene l’ultima parola
- Terzo
- Si va bene ma la smetta di rompere i coglioni
- Vedo che il brutto carattere continua a essere parte di lei. Ma, mi dica una cosa, perché le tende sono avvolte al Ficus Benjamin? E perché le penne sono conficcate nella poltrona di pelle?
- Lo sa che non ho pazienza, lei mi ha fatto aspettare e io ho avuto una delle mie crisi di rabbia
- Quindi era un idiota un mese fa, ed è rimasto tale
- Non si permetta…
- Perché, altrimenti?
- Altrimenti non so cosa potrei fare
- Non lo sa? Allora glielo dico io, può tranquillamente spararsi in testa e nessuno sentirà la sua mancanza, anzi, credo proprio che la sua famiglia organizzerà un party
- Lei è un maleducato!
- Io? Lei mi ha demolito l’ufficio, stupido fallito, non si permetta di darmi del maleducato. E si calmi per favore che quel colore violaceo in faccia non le dona
- Come faccio a calmarmi se lei continua ad insultarmi?
- Signor Placido Di Nervi solo quando dorme, lo sa che la terapia prevede che io la provochi per cercare di farle controllare le sue reazioni
- È molto difficile
- Lo so, ma è l’unico modo per guarire
- Vuole dire che la mia è una malattia al cervello?
- Per avere una malattia al cervello bisognerebbe averne uno, quindi non si preoccupi, lei è fuori pericolo
- Mmmmmmmmmmh! AaaaaaaaaaaaaaH! Grrrrrrrrrrrrrr!
- Bravo, forza, comprima bene quella rabbia!
- Afhjkgfdghsdfkjgfghfdkgjhsdfkjghsdfkjh!
- Così, bravo, stupido fallito incapace di relazioni sociali di qualsiasi tipo e inadatto alla permanenza sulla terra a causa di conclamati limiti di intelletto
- Anche se continua a provocarmi, resisterò!
- In realtà questa volta ho detto soltanto quello che pensavo
- AaaaaaaMhhhhhhhhGrrrrrrrrrAfjhfkljhadfhdsklhsak!
- Metta via quel tirapugni, eunuco. Forza, torni a sedersi. Stia al suo posto! Smetta di avvicinarsi! Vada via di qui! Orietta chiami la Polizia! Signor Di Nervi la smet…. Ahi! Basta! La Smetta! Mi ha rotto uno zigomo! E adesso il naso! La smetta, nullità…
- E se non le sono bastate posso ricominciare
- No, Di Nervi, per oggi va bene così, direi che ci siamo sfogati abbastanza
- A dire la verità, io avrei ancora qualcosa da buttare fuori
- Non sarò certo io a fermarla, signor Di Nervi, fuori dal mio ufficio troverà un omino con il cappello e la divisa blu, è il nostro sparring partner, si sfoghi pure con lui
- Grazie Dottore, mi sarà di grande aiuto
- Ne sono convito, allora arrivederci. E le prometto che la verrò a trovare in carcere almeno una volta al mese
- In carcere?
- Non si preoccupi, Placido, lei pensi solo a menare l’omino col cappello