Il contropsicologo – Episodio 4 – Giovanni Ragionieri (paura di perdere il lavoro)

di Massimiliano Renaud

  • Ben arrivato, Dottor De Bernardis Lucio Maria Terzo
  • Grazie Orietta, sono un po’ in ritardo con le visite?
  • C’è il signor Giovanni Ragionieri che la aspetta, aveva appuntamento alle ore 9.00
  • E adesso sono?
  • Le 11.45
  • Eh sì, sono arrivato un pelo lungo, la scelta della racchetta da Padel è stata più complicata del previsto. Bene, tanto ormai è fatta, mi dia una mezz’oretta per schierare la formazione del fantacalcio e lo faccia entrare
  • Ma, Dottor De Bernardis Lucio Maria Terzo, il paziente si è già addormentato due volte in sala d’attesa
  • Adesso dorme?
  • Si, si è appisolato di nuovo
  • Perfetto, lo svegli alle 12.15 e si parte

     Mezz’ora dopo

  • Ben arrivato signor Ragionieri, mi scusi per l’attesa ma ho avuto delle brutte urgenze
  • Buongiorno Dottore, capisco, non si preoccupi
  • Non mi preoccupo di nulla, signor Ragionieri, ma preferirei essere chiamato Dottor De Bernardis Lucio Maria Terzo, se non le risulta scomodo
  • Ah, mi scusi dottore, non lo sapevo
  • È la prima seduta qui da me?
  • Si
  • Allora la perdono perché mi ha chiamato per la seconda volta solo dottore, ma che sia l’ultima
  • Certo, mi scusi dottore. Cioè, dottor De Bernardo Lucio… Non avrebbe per caso un foglietto per scrivermi un appunto?
  • Certo, tenga pure! E adesso mi dica, come mai è qui?
  • Ecco, lavoro in un’azienda che non naviga in buone acque e ho paura di perdere il lavoro
  • Capisco, vada avanti
  • In che senso?
  • Nel senso che mi deve dire qual è il suo problema, altrimenti non posso curarla
  • Beh, Dottor De Bernardis, un attimo che leggo, Lucio Maria Terzo, il mio problema è proprio la paura di perdere il lavoro
  • Mi scusi, in che senso?
  • In che senso, in che senso?
  • Giochiamo a specchio riflesso?
  • Mi scusi, ma non capisco cosa intende con la frase “in che senso”
  • Intendo che non ho capito quale sia il suo problema.
  • Beh, dottore, perdere il lavoro è un bel problema
  • L’ha perso?
  • No, ma…
  • Allora non esiste il problema! E poi, Ragionieri, sentiamo, quale meraviglioso lavoro fa?
  • L’impiegato
  • Bene, di nome e di fatto. Uno dei lavori più noiosi della terra. E perché lo ha scelto?
  • Non lo so, lo faceva mio padre…
  • Non mi dica, proprio come suo nonno, vero?
  • Si, ma cosa c’entra tutto questo con il mio problema?
  • Nulla, solo una mia curiosità, sto portando avanti una ricerca per valutare in che misura un cognome possa influenzare l’esistenza degli esseri umani. Il suo è addirittura un caso trigenerazionale, ne avevo registrato solo un altro fino ad oggi, la famiglia Cazzoni, porno attori da quattro generazioni ma, a differenza sua, sono persone estremamente felici
  • Interessante, ma, io cosa dovrei fare per il mio problema?
  • Giusto, il suo problema. Senta, rifletta bene su questi pochi concetti: sono trent’anni che trascorre duemila ore all’anno a farsi il culo arricchendo qualcun altro, la sua giornata tipo è sveglia/coda in auto/lavoro/panino/lavoro/coda in auto/cena/film di merda/letto. Per non parlare del suo mansionario, sempre le stesse identiche cose che si ripetono al ritmo implacabile dei bilanci trimestrali. E poi, sicuramente avrà almeno un paio di colleghi che non può vedere e che strangolerebbe con il cavo della calcolatrice, una di quelle antiche che usano solo quelli della sua razza, quelle in cui per fare il meno devi fare il più, quelle con il rotolino di carta…Dio mio, sono triste per lei. Ho ragione, Ragionieri?
  • Beh, se la mette giù così…
  • E come dovrei metterla giù?
  • Ad esempio, non avrò più i soldi per mangiare, tanto per dirne una
  • Mio Dio, Ragionieri! Non mi faccia il tragico, se l’azienda chiude si fa un paio d’anni di disoccupazione, si gira il mondo e magari si trova anche una fighetta di venticinque anni morbosamente attirata dal suo cospicuo T.F.R.. Dia retta a me, Ragionieri, si goda il fallimento dell’azienda e si diverta!
  • È rimasto senza parole, vero? È brutto rendersi conto che quella che sembrava una vita tranquilla, serena, senza emozioni e senza scossoni in realtà è una vita di merda, vero?
  • Si, ma…
  • Ma?
  • Non lo so se la sua soluzione mi convince, ma ci penserò
  • Benissimo Ragionieri, ci pensi pure, ma a casa sua perché adesso devo andare al golf. Cerchi di capire, Ragionieri, se lei ha una vita di merda non è che dobbiamo averla tutti, no? È stato un piacere, Ragionieri, ci vediamo alla prossima, quando sarà finalmente un bel disoccupato a carico dei contribuenti!
  • Arrivederci Dottor De Bernardis Lucio Maria Terzo meno male che l’ho scritto
  • Arrivederci, ex ragionier Ragionieri!

 

 

 

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