Nunc et semper

di Massimiliano Renaud

“Fermatevi Andrea!”
Il cocchiere tirò le briglie al petto e le ruote si arrestarono con un lungo cigolio.
“Adesso puoi toglierti quella pezzuola dagli occhi, amore mio, la tua sorpresa è qui davanti a te, non riuscirei a nascondertela oltre.”
La donna si sciolse il nodo leggero dietro alla nuca e lasciò cadere il fazzoletto di seta che, dopo le insistenti richieste del suo amato, aveva permesso le negasse la vista durante gli ultimi dieci minuti di viaggio.
“Davanti a noi vedo soltanto un castello, Pier Maria, non capisco cosa abbia a che fare con la sorpresa di cui parli da almeno sei mesi. Saremo ospiti di questi signori per un banchetto? O ci sarà una festa in mio onore?”
“Oh, certo che saremo ospiti di questi nobili e forse ci sarà anche una festa, dal momento che sono proprio io a possedere quelle pietre modellate. Quella è la tua nuova casa, Bianca, la dimora di Bianconese dove vivi ora è troppo vicina a San Secondo e alla corte di vipere che accudiscono mia moglie. Qui, al sicuro da occhi maligni, passeremo insieme tutto il tempo che vorremo.”
“È uno scherzo…vero? Un castello? Per me?”
“Non sono mai stato più serio di ora, il mio amore è troppo grande per doverlo vivere in segreto. Vieni, andiamo visitare la tua casa, la Rocca di Torchiara.”

Risalita la collina, la carrozza oltrepassò il ponte levatoio e superata la chiesetta dedicata a San Lorenzo salì di nuovo fino all’ingresso delle stalle, dove i cavalli avrebbero trovato ristoro.
I due amanti, mano nella mano, attraversarono la Corte d’Onore e salirono un’imponente rampa di scale che li condusse quasi danzando in un sontuoso salone dai soffitti affrescati. Scivolarono lungo decine di splendide stanze i cui muri, grazie al sapiente tocco di Benedetto Bembo, sembravano parlare.
Voli d’uccelli, giocolieri, angeli e Dei pagani accompagnarono i loro passi fino al piano superiore dove Pier Maria aveva fatto creare una stanza per ogni attimo del dì: aurora, meriggio, vespro e sera.
La più bella di tutte, era quella per la notte, dove Bianca Pellegrini e Pier Maria Rossi detto il Magnifico stavano per entrare.
“Mio Dio, ma è…d’oro! E quelli sono i tuoi castelli, vero?”
“Si, Bianca, e là, radiosa come la luna, c’è la signora di tutte queste terre.”
“Sarebbe bello, amore mio, ma dovremmo far scomparire tua moglie e mio marito. Tollerano il nostro amore a patto che resti segreto, ricordalo, non ci concederebbero mai una separazione…”
“Lo so bene, non dubitarne, ma in fondo chi se ne importa di uno stupido matrimonio confezionato per mera convenienza. Guarda, guarda lassù.

Quello sono io, in ginocchio, mentre ti imploro di amarmi. Anche se non saremo mai sposati, anima mia, il bordone e i leoni rampanti resteranno per sempre vicini e tu, sarai la mia regina, Bianca Pellegrini.”

“Nunc et semper”

 

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